Gian Antonio Pellegrini (Venezia, 1675 – 1741), La magnanimità di Scipione

Autori: GIAN ANTONIO PELLEGRINI (Venezia, 1675 – 1741)
Titolo: La magnanimità di Scipione
Tecnica: Olio su tela
Dimensioni: 105 x 130 cm
Epoca: 1700

Il dipinto narra un episodio della vita di Scipione l’Africano citato per la prima volta in Livio (26,50), ripreso in Polibio (10, 17, 19) e messo in rima in Petrarca (Africa, 4, 375-388): vi si racconta di come, conquistata la città spagnola Nuova Cartagine, venne condotta al cospetto del condottiero romano una giovane donna che avrebbe dovuto far parte del bottino di guerra del vincitore. Nonostante questo diritto acquisito, essendo venuto a sapere che la fanciulla era stata precedentemente promessa in sposa, Scipione fece convocare l’uomo, di nome Allucio, e gliela restituì, donandogli anche la somma di riscatto che i parenti di lei erano riusciti a raggranellare nella speranza di liberarla.
È questo un tema che ebbe buona fortuna nella pittura veneta tra Sei e Settecento. Il prototipo compositivo e tematico più evidente, al quale molti s’ispirarono, è da individuare nelle due invenzioni ideate da Sebastiano Ricci, quella di Palazzo Marucelli-Fenzi a Firenze e soprattutto quella della Galleria Nazionale di Parma… Clicca QUI per vedere la descrizione completa Catalogo Pittura Italiana dal Seicento al Settecento 2014, pg. 50-51