Angelo da Campo (Verona, 1735 – 1826), Paesaggio con pastori e cavalieri

Autore: ANGELO DA CAMPO (Verona, 1735 – 1826)
Titolo: Paesaggio con pastori e cavalieri
Tecnica: Olio su tela
Dimensioni: 120 x 137 cm
Epoca: seconda metà del Settecento

Il dipinto è corredato da una expertise di Pier Lui­gi Fantelli che lo attribuisce al veronese Angelo da Campo. L’ipotesi è suffragata dall’esistenza di una tela strettamente confrontabile con questa, firmata «An­gelus de Campo F. Verone» e datata 1772, transitata ormai diversi anni fa sul mercato antiquario, presso la Galleria Ribolzi di Monte Carlo.

Il Da Campo si formò probabilmente sotto la guida di Michelangelo Prunati, come riferito da Diego Zan­nandreis, che dedicò all’artista una biografia all’in­terno delle sue Vite dei pittori, scultori e architetti veronesi (opera pubblicata nel 1891, ma redatta negli anni tren­ta del XIX secolo); successivamente – sempre secondo lo Zannandreis – egli «diedesi ad operare da sé dipin­gendo parecchie tavole e quadri che gli conciliarono stima».

La prima impresa nota dell’artista sono gli affreschi di Villa Fracanzani a Ponso, nei dintorni di Padova, eseguiti nel 1768 in collaborazione con il quadraturista bolognese Filippo Maccari; i due realizzarono insieme anche la decorazione del salone di Villa Marioni Pelle­grini a Chievo, raffigurante l’«Apoteosi di Ercole», in seguito offuscata da ridipinture moderne. Nello stesso periodo l’artista deve aver eseguito la pala della chie­sa parrocchiale di Ponso, raffigurante l’«Assunzione della Vergine», che risente dello stile di Giambettino Cignaroli e di Antonio Balestra.

Dal 1774 al 1777 e poi dal 1784 al 1787 Angelo da Campo assunse il ruolo di «maestro di settimana» pres­so l’Accademia di pittura che era stata fondata nel 1764 dal Cignaroli; quindi dal 1789 alla morte vi ricoprì per ben tre volte la carica triennale di direttore.

Risale al 1786 la commissione più importante dell’ar­tista, l’«Incontro tra sant’Ambrogio e l’imperatore Te­odosio» realizzato per la chiesa di Sant’Ambrogio di Valpolicella per volere del nobile Giorgio Volpini.

Dalle fonti antiche sappiamo che Da Campo godeva della fama di buon ritrattista. Lo Zannandreis ricorda inoltre che egli era noto per i suoi paesaggi «di eccel­lente fattura con figure di cavalieri e dame a cavallo», «come puossi vedere in casa Bernini, a S. Salvator vec­chio in Verona», di cui la tela qui presentata costituisce un prezioso esempio. L’expertise del professor Fantelli rileva come alle suggestioni neoclassiche e accademiche riscontrabili nelle figure degli «educati» pastori si uni­sca una resa quasi «preromantica» del paesaggio fluvia­le, seppure fortemente «venata di ricordi alla Porta e al paesaggismo veronese del XVIII secolo».

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